Santa Maria Bertilla patrona
dell’UNITALSI sottosezione di TREVISO

Ritratto di Santa Maria Bertilla, patrona dell'Unitalsi sottosezione di Treviso, con abito scuro e medaglione al collo.

Nata a Brendola (VI) il 6 ottobre 1888, Francesca Boscardin, a 17 anni entrò tra le Suore Maestre di S.Dorotea, figlie dei sacri Cuori, fondate da Mons. Giovanni Antonio Farina che fu vescovo di Treviso. Prese il nome di Suor Maria Bertilla. Arrivò diciannovenne nell’ospedale trevigiano, preceduta dalla fama di persona poco dotata, cosicché si pensò bene metterla a lavorare in cucina.

Fu l’improvvisa emergenza di sostituire una suora del reparto del contagio, dove erano ricoverati bambino colpiti dalla difterite, che spinse la superiora a mandarvi suora Bertilla, pur sembrandole inadatta a dei servizi che non fossero quelli della cucina. La pronta disponibilità della giovane suora rivelò di lì a poco quanto quella scelta fosse stata azzeccata. Non solo la nuova infermiera rivelò una grande empatia con i piccoli malati, ma anche un’insospettata perizia professionale. Testimonia il dottor Zuccardi Merli:

Giungono nel reparto bambini difterici, strappati alla loro famiglia, da poter difficilmente calmarli… Ora suor Bertilla riusciva rapidamente a diventare la mamma di tutti; dopo due o tre ore il bambino, prima disperato, si aggrappava a lei, tranquillo come alle gonne della mamma, e l’accompagnava sempre nelle sue diverse mansioni. Il reparto presentava uno spettacolo commovente: grappoli di bambini attaccati a lei…

Ritratto di Santa Maria Bertilla, patrona dell'Unitalsi sottosezione di Treviso, con abito scuro e medaglione al collo.

La sua abilità di infermiera si rivelava nella capacità di mitigare l’ansia e infondere sicurezza. Prevedeva e preparava ogni cosa, affinchè l’opera del medico fosse facilitata e sorretta.

La difterite era una patologia infantile dell’apparato respiratorio, particolarmente diffusa in quel tempo, che colpiva fino al 10% dei bambini. Per evitare il soffocamento era necessario praticare con prontezza e perizia la tracheotomia e l’intubazione.

Lo stendardo dell'UNITALSI sottosezione di Treviso con raffigurati Santa Bertilla, una ragazza disabile in carrozzina, una Sorella volontaria e un Barelliere volontario.

Suor Bertilla con determinazione seppe far coraggio ad un giovane medico perché praticassero la tracheotomia a un bambino che sembrava quasi morto. Il servizio infermieristico in quel reparto di contagiosi, impediva però alla nostra santa di partecipare alla vita della comunità e alla Messa. Fu così che chiese al vescovo di Treviso, Longhin, che nel reparto fosse conservata la presenza eucaristica.

Allo scoppio della guerra suor Bertilla venne assegnata all’assistenza dei soldati feriti, e dopo la “rotta di Caporetto”, fu inviata a Viggiù (Varese) in un ospedale militare.

Dopo la parentesi della guerra e un breve periodo di riposo a Vicenza, fece ritorno a Treviso. Il male da cui era già stata operata nel 1910, tornò a ripresentarsi, fino ad esplodere nell’ottobre del 1922. Dopo un inutile intervento mori il 20 ottobre. Le sue ultime parole, rivolte alla madre generale, furono :

Ai funerali ci fu un grande concorso di popolo e di personale sanitario e la sua tomba divenne subito luogo di visite continue per ringraziare della grazie ottenute e per chiederle.

Venne proclamata beata dal papa Pio XII nel 1952, e l’11 maggio 1961 papa Giovanni XXIII la proclamò santa.