Durante il Pellegrinaggio a Lourdes del 2024 organizzato dalla nostra Unitalsi sottosezione di Treviso, un gruppo di giovani della parrocchia di Godego ha deciso di vivere l’esperienza di Lourdes come volontari al servizio di chi aveva più bisogno. Queste sono le loro toccanti e meravigliose testimonianze di come hanno vissuto questa esperienza di servizio.
“Era la mia prima volta come volontaria con l’UNITALSI a Lourdes, e fin dal primo momento mi sono sentita subito in famiglia. Ero partita con l’intenzione di aiutare i malati, ma sorprendentemente non ho percepito la malattia fisica come un ostacolo.
Questa esperienza mi ha permesso di acquisire un nuovo sguardo sul mondo. Ho imparato a vedere la bellezza nella resilienza delle persone, a riconoscere la forza della comunità e a valorizzare ogni piccolo gesto di gentilezza. Lourdes mi ha insegnato che, nonostante le difficoltà, c’è sempre spazio per la speranza e la compassione.”
A. M.
“Tutti dicono che Lourdes sia un posto magico, prima di partire non credevo fosse così, ma sin dal primo momento in treno ho dovuto ritrattare la mia opinione perché lì c’era un’aria diversa.
Era un’aria buona, una di quelle piene di amore e gratitudine che ti fanno sentire al posto giusto; una volta salita sul mio vagone ho capito che non sarei mai tornata a casa uguale a come ero partita.
Giorno per giorno ho camminato insieme ai malati, coloro che rendono Lourdes così preziosa, e ai miei compagni di viaggio per capire quale fosse il motivo per cui Maria mi ha chiamata lí ai piedi della sua grotta.Davanti a Lei gli occhi cambiano, perchè sono pieni di amore generato dal servizio, dalla dolcezza, dalla meraviglia che si respira quotidianamente perchè un pezzettino di Paradiso ha abitato accanto a noi.
Ecco cosa mi porto a casa, la consapevolezza che Dio sceglie cuori fragili e imperfetti, per fare meraviglie.”H. T.
“Ogni volta che si torna a Lourdes c’è qualcosa di diverso eppure è sempre un tornare a casa, è difficile spiegarlo a parole. Quest’anno mi ha toccato molto la predilezione di Dio per i più piccoli, per quelli a cui il mondo non darebbe niente, e invece per il Signore sono i più importanti. L’ha fatto con Bernadette 166 anni fa, e sulla scia di questa scelta, a Lourdes continuiamo a farlo ogni volta mettendoci al servizio di chi ne ha più bisogno, abbassandoci ad altezza carrozzina per dare e ricevere un abbraccio, facendo comunità per aiutarsi come una famiglia, rispettando i tempi del più lento, potendo rispondere alle esigenze personali, ascoltando chi ha bisogno di raccontarsi e accogliendo le lacrime che finalmente vengono fuori.
È bello trovare nelle altre persone quello sguardo di Maria che guarda ognuno con gli occhi di mamma, pronti ad accoglierti sempre e comunque.”
L. B.
“Qui ti senti dono sempre” ecco una frase che mi ha detto da subito una delle ragazze che portavo a Lourdes per la 1° volta. Non avrei saputo dirlo meglio.
Un dono perchè per una settimana diventi gambe e braccia di chi fisicamente non ce la fa.
Un dono perchè quelli che tutti chiamano “gli ultimi” diventano gambe e braccia del tuo cuore, se ne prendono cura come se fossi il regalo più bello che hanno.
Un dono perchè lì, sotto quella grotta, ti senti amato come figlio e la vita che hai in mano diventa il tesoro più prezioso che hai.
Un dono perchè per me tornare a Lourdes vuol dire tornare a casa.
Tutti portano una grazia nella speranza che venga ascoltata ed esaudita, ma per me questo è il miracolo più bello che Maria possa fare: renderci dono in tutte le sue forme perchè è proprio questo che sana il cuore e ti cambia la vita.P.D.
Nonostante fosse la mia prima volta a Lourdes con l’Unitalsi, mi sono sentito subito a casa e accolto… sin da quando siamo saliti in treno ho conosciuto alcuni dei barellieri che mi avrebbero guidato in quest’esperienza. Ciò che mi ha colpito è che, nonostante ci fossimo appena conosciuti ed era la mia prima volta, sono entrato subito in servizio già in treno (robe semplici che però mi hanno semi-rodato a quella che sarebbe stata l’avventura)… partivo preoccupato di non trovare roba da fare.
E invece, nonostante fosse il primo anno, è stato intenso: già il secondo giorno Achille, responsabile dei barellieri, chiede a me e un altro ragazzo di fare il turnetto: svegliarsi circa una mezz’oretta prima degli altri e andare ad aiutare i malati a vestirsi e fare tutte quelle cose che a noi (almeno a me) sembrano scontate… eppure, quando ti ritrovi in carrozzina, pure le cose semplici diventano più difficili.
È pazzesco come il loro sguardo mi comunicasse e mi dicesse: “Guarda, io fino a lì arrivo, per il resto, aiutami… Mi affido a te“. Però, nonostante tutte le difficoltà che possono avere queste persone, c’è una cosa che quasi invidio a loro ovvero la sensibilità: ho conosciuto persone di tutti i tipi, ma tutte avevano un minimo comune denominatore: quando mi vedevano in uno stato “riflessivo” (quindi con aria un po’ più seria rispetto al normale), tutti quelli che mi hanno visto mi hanno chiesto se stavo bene. Con alcuni di loro poi è nata un amicizia e, mentre li spingevo di qua e di là per Lourdes, loro mi raccontavano molte cose: da come erano finiti nelle condizioni che sono a raccontarmi anche episodi della loro vita che non avevano mai raccontato a nessuno, senza poi tralasciare la loro vita in generale, le loro passioni e i loro “insegnamenti/lezioni di vita“.
Quest’esperienza mi ha fatto ricordare di quanto sono fortunato a camminare ancora con le mie gambe (nonostante 3 incidenti dove avrei potuto finire molto peggio…). A parte i pasti, non avevo molto tempo libero (e credo che sia stato anche giusto così) infatti, fatta l’uscita del mattino con i malati, dovevo correre in refettorio a servire il pranzo.
In generale quest’esperienza mi è servita non solo per fare nuovi legami (sia con il gruppo di Godego, che ringrazio di cuore, sia con gruppi nuovi) o “imparare” (circa) come essere “più delicato” con i malati, quindi persone fisicamente più fragili… mi è servita anche per riassaporare il clima mariano che avevo già assaggiato a Medjugorje: quella sensazione (poco descrivibile), molto simile a un abbraccio che ho provato in questi luoghi, non la ritrovo in altri… Credo che sia stata proprio la presenza costante di Maria che mi abbia “illuminato“, mi abbia permesso, molte volte, di vincere la timidezza e mettermi in gioco al 100% nel servizio.
Mi riprometto che un giorno tornerò a Lourdes, a rifare quest’esperienza e poi si vedrà…
L.B.